Una conoscenza cristallina: Le '4 C' dei Diamanti. Peso, Purezza, Colore e Taglio
Tutti lo sanno, ma siamo sicuri che tutti lo sappiano bene? I pochi non esperti potrebbero fare un po' di confusione tra diamante e brillante. Il primo è la pietra grezza; il secondo è la pietra tagliata e lavorata seguendo i criteri di un particolare tipo di taglio detto "brillante" che restituisce la massima luminosità alla pietra stessa. Il valore di un diamante si definisce soprattutto in base a quattro parametri di classificazione, ossia le famose 4 C dalle iniziali dei termini in lingua inglese:
Carat (Peso): Il peso dei diamanti è espresso in carati (1 carato = 0,20 grammi). Il carato si suddivide a sua volta in centesimi denominati "punti".
Clarity (Purezza): Il reticolo cristallino del diamante spesso presenta delle interruzioni che possono dipendere da inclusioni cristalline, cavità, fessure, piani di geminazione, righe di struttura, sfaldature e tensioni interne. Si considerano diamanti puri quei diamanti tagliati che, osservati con una lente a 10 ingrandimenti, non presentano alcuna inclusione. In Germania e in Italia con il termine purezza si intende la perfezione interna, mentre negli USA ed in Scandinavia si tengono in considerazione anche le caratteristiche esterne.
In Europa e Stati Uniti la purezza di un diamante viene misurata adottando la scala (denominata GIA).
Colour (Colore): Il Nord America è stato pioniere nella definizione dei colori dei diamanti, probabilmente a causa dell'elevata quota di importazione di diamanti per ornamento, pari a oltre il 50% della produzione mondiale. Nella serie da incolore a giallo i gradi di colore sono definiti anche dal riferimento ai luoghi di provenienza dei diamanti. Sono infatti i nomi delle antiche miniere di diamanti o dei giacimenti alluvionali dai cui, per esempio, si è tramandato il termine 'river', per i diamanti provenienti da fiumi e con cui si intendevano pietre che generalmente presentavano il colore migliore dei diamanti provenienti dai camini o 'pipes'.
Si ritiene che le varie colorazioni siano date dalla presenza di atomi di ferro, titanio, samario e cromo ma non si esclude che esse siano di origine radioattiva. In alcuni diamanti naturali colorati analizzati in laboratorio per mezzo di spettrografi di alta sensibilità è stata riscontrata la presenza di circa 14 elementi differenti. A livello teorico il colore è da considerare un grave difetto con una notevole penalizzazione del valore della pietra ma, quando esso è marcato e caratterizzante, esclude la stessa dalle normali categorie di colore e la inserisce nella classificazione dei cosiddetti diamanti 'fancies', ricercatissimi e, di conseguenza, di alto valore.
Cut (Taglio): Il taglio più utilizzato è quello rotondo "brillante" o Amsterdam: 58 faccette, o meglio 57+1, considerando 1 la levigatura della punta del cono inferiore, denominato Culet. Questo taglio è quello che meglio fa risaltare fenomeni della rifrazione e riflessione della luce nel diamante ed è quindi il più apprezzato ed accettato. La classificazione del taglio ha quattro parametri:
VERY GOOD: taglio ottimo, senza alcuna deroga alle tolleranze prescritte
GOOD: buono, con lievi deviazioni alle tolleranze prescritte(inferiori al 5%)
MEDIUM: medio, con notevoli deviazioni alle tolleranze prescritte (inferiori al 10%)
POOR: scarso, con gravi deviazioni alle tolleranze prescritte (superiori al 10%).
Tutti lo sanno, ma siamo sicuri che tutti lo sappiano bene? I pochi non esperti potrebbero fare un po' di confusione tra diamante e brillante. Il primo è la pietra grezza; il secondo è la pietra tagliata e lavorata seguendo i criteri di un particolare tipo di taglio detto "brillante" che restituisce la massima luminosità alla pietra stessa. Il valore di un diamante si definisce soprattutto in base a quattro parametri di classificazione, ossia le famose 4 C dalle iniziali dei termini in lingua inglese:
Carat (Peso): Il peso dei diamanti è espresso in carati (1 carato = 0,20 grammi). Il carato si suddivide a sua volta in centesimi denominati "punti".
Clarity (Purezza): Il reticolo cristallino del diamante spesso presenta delle interruzioni che possono dipendere da inclusioni cristalline, cavità, fessure, piani di geminazione, righe di struttura, sfaldature e tensioni interne. Si considerano diamanti puri quei diamanti tagliati che, osservati con una lente a 10 ingrandimenti, non presentano alcuna inclusione. In Germania e in Italia con il termine purezza si intende la perfezione interna, mentre negli USA ed in Scandinavia si tengono in considerazione anche le caratteristiche esterne.
In Europa e Stati Uniti la purezza di un diamante viene misurata adottando la scala (denominata GIA).
Colour (Colore): Il Nord America è stato pioniere nella definizione dei colori dei diamanti, probabilmente a causa dell'elevata quota di importazione di diamanti per ornamento, pari a oltre il 50% della produzione mondiale. Nella serie da incolore a giallo i gradi di colore sono definiti anche dal riferimento ai luoghi di provenienza dei diamanti. Sono infatti i nomi delle antiche miniere di diamanti o dei giacimenti alluvionali dai cui, per esempio, si è tramandato il termine 'river', per i diamanti provenienti da fiumi e con cui si intendevano pietre che generalmente presentavano il colore migliore dei diamanti provenienti dai camini o 'pipes'.
Si ritiene che le varie colorazioni siano date dalla presenza di atomi di ferro, titanio, samario e cromo ma non si esclude che esse siano di origine radioattiva. In alcuni diamanti naturali colorati analizzati in laboratorio per mezzo di spettrografi di alta sensibilità è stata riscontrata la presenza di circa 14 elementi differenti. A livello teorico il colore è da considerare un grave difetto con una notevole penalizzazione del valore della pietra ma, quando esso è marcato e caratterizzante, esclude la stessa dalle normali categorie di colore e la inserisce nella classificazione dei cosiddetti diamanti 'fancies', ricercatissimi e, di conseguenza, di alto valore.
Cut (Taglio): Il taglio più utilizzato è quello rotondo "brillante" o Amsterdam: 58 faccette, o meglio 57+1, considerando 1 la levigatura della punta del cono inferiore, denominato Culet. Questo taglio è quello che meglio fa risaltare fenomeni della rifrazione e riflessione della luce nel diamante ed è quindi il più apprezzato ed accettato. La classificazione del taglio ha quattro parametri:
VERY GOOD: taglio ottimo, senza alcuna deroga alle tolleranze prescritte
GOOD: buono, con lievi deviazioni alle tolleranze prescritte(inferiori al 5%)
MEDIUM: medio, con notevoli deviazioni alle tolleranze prescritte (inferiori al 10%)
POOR: scarso, con gravi deviazioni alle tolleranze prescritte (superiori al 10%).